1 giu 2014

Una scatola di cognome Tetra


Un giorno accadde che una bambina, mentre passeggiava per strada, sentì qualcuno lamentarsi. La bambina si fermò cercando di capire da dove proveniva quel lamento. Per strada non c’era nessuno, si vedeva solo uno spazzino tutto indaffarato a raccogliere le cicche di sigaretta, le cartacce e le foglie per terra; ma era ancora molto lontano non poteva essere lui a lamentarsi. Alzò lo sguardo: le finestre che davano sul marciapiede erano chiuse, e non c’era neanche un albero sopra il quale qualche gatto poteva essersi arrampicato per poi piangere, perché non riusciva più a scendere! E le nuvole?! Si sa, non si lamentano mai, al massimo litigano un po’ fra di loro ma quando questo accade, fanno un gran fracasso!
Insomma, chi era che si lamentava?
“Forse ho sentito male” pensò la bambina e ricominciò a camminare ma ecco che sentì di nuovo una vocina che le disse: ”Ehi, sono qua…sono per terra!” La bimba abbassò lo sguardo e trovò una scatola, un po’ ammaccata, sporca, con un vago colore arancione.
“Ma le scatole non parlano” disse la bimba chinandosi verso di lei. 
“Sì, è vero, le scatole non parlano, ma io sono una scatola diversa dalle altre”.
“E che ci fai qui, per terra…non lo sai che è vietato stare sui marciapiedi?”
“ Sì, ma è stato un bimbo, alto come te, che mi ha buttata. Ha bevuto tuuutto il succo di frutta e poi mi ha gettata.”
“ E perché sei tutta schiacciata?”
“ Perché mi hanno calpestata e anche se urlavo nessuno mi sentiva. Ora, ho visto che sta per passare uno spazzino e sicuramente mi getterà via, ma io non voglio…per favore portami con te!”



La bambina raccolse la scatola e la portò con sé a casa. Entrando stette attenta a non farsi vedere dalla mamma, sapeva che lei non voleva che raccogliesse quello che trovava in terra, tanto più se erano cose sporche come quella scatola. In effetti, quella scatola, doveva essere stata calpestata tante volte, perché era tuuutta sudicia, e si vedevano tante impronte di scarpe, e anche la traccia di una ruota di bicicletta!
La bimba entrò in casa, salutò e andò di corsa in bagno. Aprì l’acqua e lavò la scatola. La lavò per bene, la strofinò fuori, e la lavò anche dentro che un po’ puzzava ancora di succo di frutta e a lei non piace molto il succo di frutta, le piace solo all’albicocca, ma quello non doveva essere albicocca. Portò con sé la scatola nella sua cameretta e la lasciò ad asciugare…provò a farla parlare un'altra volta, ma niente… non parlava più.
La mamma la chiamò e lei corse in cucina: la cena doveva essere quasi pronta. Quando tornò nella sua stanza, la bambina non pensava più alla scatola, la mamma le aveva letto una storia e lei, se la stava ancora ripassando in testa, e poi era stanca aveva già il pigiama e un occhio chiuso dal sonno; per cui, quando entrò nella sua stanza, andò subito a letto e si addormentò.
Ma ecco, che nel bel mezzo della notte si svegliò,aveva dinuovo sentito una vocina…e sì, era di nuovo la scatola che subito dopo il bagnetto si era addormentata e ora eccola di nuovo sveglia e, questa volta, contenta.
“Ohhh, come sono pulita e come mi sento meglio!”.
La bimba si stropicciò un po’ gli occhi e dopo un grande sbadiglio, si mise seduta sul letto. “Mi dici chi ti ha insegnato a parlare?”.
“Ho studiato, sai…la mia famiglia mi ha fatto studiare tantissimo, la mia famiglia è una famiglia importante, sai?”
“E che famiglia sarebbe?”
“La mia famiglia si chiama Tetra ed è famosa in tutto il mondo.”
“ Io, invece, mi chiamo Caterina” disse la bimba “e anche io sono famosa in tutto il mondo, perché i miei genitori hanno amici ovunque e pure tanti, li hanno tutti nel computer!”
La scatola sorrise e poi sedendosi accanto a Caterina le disse “Vuoi che ti racconto la mia storia?”
Caterina la guardò e annuì. Le sembrava strano parlare con una scatola ma le faceva tanta tenerezza. Per quanto l’avesse lavata e pulita e per quanto avesse cercato di ridurre le sue ammaccature, era ancora conciata male, e poi quell’odore proprio non voleva andare via. Insomma si sdraiò per bene nel letto, tirò su le coperte e disse “ti dispiace se mentre mi racconti la tua storia rimango sotto le coperte, ho un po’ freddo…”
“No, fa pure”, disse la scatola, “ma non ti addormentare che la mia storia è proprio interessante”…

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